Commentarij

Parte III

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Cap. 1

Singularissimo, quelli li quali ne’ vilumi più ampli dello ingegno li pensieri elli comandamenti anno explicati, et aggiunsono maxime et egregie auctoritadi a suoi scritti. Ella quale cosa ancora ouero nelli nostri studij la cosa patirebbe acciò che per amplificationi in questi comandamenti l’ auctorità s’ acrescesse, ma questo a che modo si pensi non è expedito imperochè non si scrive della scultura o della pictura come di storia poetica. Le istorie tengono per se gli lettori imperochè gli anno Varie aspettationi di nuove cose et delli poetici uersi li metri elli piedi o nobili dispositioni di parole et di sententie intra le persone distincte pronuntatione di uersi rallegrando li sentimenti delle genti produce sanza offesa alla somma terminatione delli scriptori. Et questo non può essere fatto nelle cosscriptione dell arte statuaria et di nobili scultori et pictori che lli proprij uocaboli della necessità conceputi nel consueto sermone nuocono alla oscurità et alli sensi. Adunque conciosia cosa essi per se non sieno aperti nelli nomi d’ essi aprirsi nella consuetudine, allora ancora li lieti et uaganti scripture, se non page si traggono per poche et per lucide sententie essi explichono con presteza et con moltitudine di sermone impediente farebbono incerti li pensieri delle genti. Et cosi le occulte nominationi elle misure dell’ arte acciochè si dia alla memoria brieuemente, spero imperò che cosi speditamente potranno essere cose riceuere. No di meno conciò sia cosa ch’ io pensassi distesa l’ acuità per le publiche occupationi et per li priuati bisogni, ò guidicato di scriuere poco acciochè nello angoscioso spatio della uachuità esse cose li leggenti possino brieuemente piglare.

Cap. 2

Doctissimo, nessuna cosa si uede senza luce. Secondo Platone due sono e sentimenti existenti per li quali si fa la uia della sapientia cioè el viso et l’ audito. Aristotile dice nella metaphysica che solo il Vedere ci mostra più differentia di cose, imperochè per quello noi investighiamo et cerchiamo certa sapientia di tutte le cose in cielo et in terra sono. Et però moltissimi phylosophi antichi matematici come fu Archymede, Anchymus, Scopinas, Alfantem, Apollonio, Tolomeo, Vitulone nel secondo libro et molti altri dottori. I’ truouo ch’ el corpo lucido è quello lo page quale é di sua natura è diffusiuo et expansiuo del lume. El corpo umbroso ouero oppaco è quello lo quale non à luce et non dà luogo al transito del lume. Ma lo corpo diafano è quello lo quale per la sua trasparentia et rarità permette che llo lume per esso penetra. El primo è il sole e ’l fuoco et alcune pietre pretiose: el secondo modo, el corpo upaco è quello che è terra o d’ altra materia dura o tenebrosa. Lo terzo modo è lo corpo diafano: l’ aria l’ acqua il uetro il cristallo il calcedonio il berillo. La prima luce è quella la quale dipende principalmente dal corpo lucido infino attanto truoua ostaculo, et chiamasi luce incidente: et di poi si rinuerbera in uerso l’ altra parte doue non termina la prima luce: et chiamasi questa la seconda luce et reflexa. Ma la luce minima è quella non si può diuidere in numero di luce et per diminutione mancha d’ essere luce. Lo razo è una linia luminosa la quale nasce nel corpo luminoso o uero lucido et spargesi dello illuminare. Qello insieme cogl’ altri razi de’ quali razi si forma nella piramide luminosa la quale page ànno l’ angolo nel corpo lucido. La sua basis è nella parte del mezo la quale è alluminata. Ma la linia radiale è molto differente dallo razo. Se noi vogliamo parlare propriamente, ella non è illuminatiua ma essa è uisuale, delle quale linie si fa la piramide alla basa nel corpo lucido all’ angulo suo nel mezo dell’ ochio. Ancora à differentia intra la linia recta et la linia reflecta. La linia reflecta è composta di due linie le quali fanno al congiugnimento nel mezo l’ angolo. Ma la retta non à curuatione nè angulo. Veggiamo ancora la cuspide secondo e prospettiui e philosophij, la luce la quale è più compresa e unita insieme e più forte che lla luce che ’ssi disgrega et dissipasi, come è famosissima auctorità nella decima settima propositione. Nel libro delle cagioni naturali d’ Aristotile: et quanto la uitù è più unita et più forte luce, tanto di lungi più multiplica è ’l suo lume e lla sua attuitade, come esso dimostra ancora per la 18 del primo d’ Eculide insieme colla quarta. Et dice Vitulione quando manca il lume si genera l’ ombra ouero le tenebre. Ma nota che Aristotile et Alfacem dice che gl’ è differentia infra la luce et lume et splendore cioè razo ombroso. La luce è quella forma et qualità è infinita nel corpo lucido page mediante la quale esso corpo è chiamato lucido et luminoso et non è di quello ma ’llo lume è di quella qualità la quale dipende dalla luce et multiplicasi per lo mezo per cagione dello illuminare, quello per forma di piramide illuminatiua. Lo razo è quella linia che è detto innanzi. Splendore è una incidentia et reflexione di razi constretti a uno per lo quale è il lume è fatto molto excellente congiuntiuo del uiso, ma l’ ombra è per contrario. Come ella à il lume superchio et grande: cosi all’ ombra è uno lume diminutiuo molto piccolo e quasi difetto di lume. Ma la tenebre è totalmente priuatione di lume, non è possibile che ’ssi uegga nella tenebre come è possibile che ’ssi uegga nell’ ombra. Ma più uolte gli autori parlano non fanno sempre questa differentia, impero chè à uno intellecto l’ uno per altro, come lume per la luce et al tenebre per l’ ombra et per grande similitudine di quelli: et per questo appare la differentia. Non so però che ’llucido è quello che illumina et illuminoso quello che è illuminato. Ma non constringere troppo il parlare nostro: noi parleremo comunalmente come gli altri. Nota che io truouo solamente tre generationi d’ ombre cioè la equale ouero colunnale e ’lla piramidale acuta et la conuersa, la qua- page le si chiama Chalatoydes.

Cap. 3

Io truouo scripto ancora che ’lla generatione dello lume nello spatio largo e aperto disposto et molto subito è: quasi in uno istante però che la cosa à attuitade che è di essere in alcuno mezo, può essere tarda et veloce secondo la resistentia è grande o piccola. Solamente la resistentia è quella che tarda el mouimento e ’lla operatione naturale, imperò ch’ io non parlo della uolontaria al presente: et questo è chiaro per tutto il testo di phylosophia quando non è alcuna resistentia, allora la operatione è subita quasi sanza tempo, conciosia cosa che il mezo aereo sia attissimo a riceuere lo lume a fine di maggiore perfectione et non si nota alcuna altra resistentia: ello el lume si multiplicherà molto più tosto et subito. Ma quando l’ aere è pieno di uapori grossi, questi sono pieni di resistentia allo lume. Et in quella uolta lo lume si difende, come per manifesta sperientia si uede quando la sparsione non è occupata, allora lo luminoso circularemente produce lo suo lume nel mezo, perchè di ciascuno punto del mezo del corpo lucido si spande una piramide di illuminatione la quale tutte nel mezo fanno una spera rotunda piena di lume. Et questo è chiarissimo per la figura page quando lo lucido rotundo è. Ma se fusse longo, non sarebbe proprio circulare el circulo del lume, ma sarebbe propinquo. Et questo è secondo la figura. Noi parleremo di corpi luminosi quando noi perueremo alla forma della statua uirile. Et cosi parleremo dell’ ombre distintamente sopra le figure. Noi trouamo el uiso quando à raguardato nella forte luce, fortemente si dorrà, perchè arà nocimento et arà pena. Et ancora i simulacri della intensa luce rimangono nell’ occhio. Dopo il riguardamento fanno apparire tenebroso il luogo del minore lume infino a’ttanto che da l’ ochio è divenuta uana l’orma del maggiore lume. Similmente quando lo aspiciente à raguardato nel corpo del sole, si dorrà per la forte luce d’esso. Similmente quando lo aspiciente à raguardato nello spechio terso et pulito sopra al quale scenderà lo splendore del sole: Et sia il uiso in luogo doue la reflecta luce uerrà da esso specchio, si dorrà per lo lume della reflexione perueniente al suo uiso et non potrà guardare nè aprire gli occhi. Trouiamo quando lo aspiciente guardà il corpo biancho et mondo, sopra al quale scende la luce del sole et dimori un poco nello aspetto et poi rimuoua el uiso da esso et riguardi inuerso la parte ombrosa oue sia la luce debole, page appena non comprenderà le cose uisibili et poi a poco a poco si scoprirà et tornerà il uiso in sua dispositione, Ancora quando l’ aspiciente à riguardato nel fuoco et dimori in guatarlo un poco di tempo et poi dichini il uiso inuerso el luogo oscuro et di debole luce, gli interuerrà ancora quel medesimo. Ancora quando l’ aspiciente à raguardato nel corpo bianco o mondo sopra del quale nascerà la luce del dì, et sia quella luce forte et non sia del sole, et riguardi et poi uolga il uiso inuerso il luogo oscuro, trouerrà la forma della luce et trouerrà con questo la figura. Et poi si lieui guardato arà uno terzo d’ ora: trouerrà nel uiso suo e simulacri di quella luce: et poi si rimuoua da questa, ritornerà nella sua dispositione, et similmente sarà quando arà guatato nella intensa luce del sole o nel fuoco o nel corpo biancho. Similmente ciascuno ritornerà nella sua dispositione. Et similmente l’ aspiciente sarà in case guarderà el foro del tetto sarà scoperto, guarderà il cielo per quello luogo nella luce del dì et poi torni al luogo scuro, ritrouerrà la forma della luce: la quale lui comprenderà per lo foro del tetto saranno ancora la medesima forma e medesimi simolacri chiudendo gli occhi: et tutte queste cose significano che page la luce à ’lcuna operatione nella nostra uisione. Vedrai ancora quando arai guardato nel uerdario, nel quale siano molte spesse 1’ erbe, oue sarà la luce insu esso del sole et dimori di guatare et poi uolga il uiso in luogo scuro trouerrà in quello luogo scuro la forma di quello uerziere cioè la luce uerde colorata di quelle erbe, se sarà in luogo debole, sarà misto colla luce con quella uerdura. Similmente guardando uno corpo azurro o giallo o sanguigno o uerde, similmente ciascuno nel suo colore ti mostrerrà quello medesimo effetto. Adunque I colori alluminati operano assai nel uiso. Ancora ueggiame le stelle la notte et no’ lle ueggiamo el dì. Nessuna differentia è tra e due tempi, se non che 1’ arte è mediante tra el uiso nostro e’ l cielo: quando el dì è illuminato, noi non ueggiamo le stelle per cagione del lume. Quando la notte fia scura, allora si uedranno là doue non sarà la terra alluminata, si uedranno le stelle. Ancora al uedere molte uolte s’ascondono molte cose le quali paiono inuisibili per le sottili sculture et quando saranno nella luce debole o in luoghi oscuri. Et quando si trarranno a ’luoghi luminosi o di forte lume e siano alla luce del sole, appariranno le cose che paranno nascose in quelle sculture che erano ne’ lu- page oghi oscuri nascose et nella luce debole, et similmente non può il uiso comprendere le sculture et pigliare la compressione d’ esse in luogo oscuro. Quando si traggono alla luce forte si comprendono dal uedere. Significasi adunque per questa dispositione che la luce forte manifestano molte cose de’ uisibili et la luce debole occultano assai cose per la sua oscuratione. Ancora trouiamo come corpi densi colorati di colori scintillanti come azzurini et celesti in luoghi oscuri et in luce debole apparirranno in colori torbidi, et quando fussono in luogho luminoso et chiaro, appariranno scintillanti et chiari et tanto s’ aumenterà la luce sopra di quello la scintillatione e’ lla chiarità. Quando sarà la luce piccola, quello corpo sarà oscuro, et non distinguerà el uiso el colore d’esso et apparirà quasi nero. Ancora similmente se’ llo aspiciente sarà di nocte al fuoco luminoso et sarà lo lume del fuoco steso sopra la terra et sarà in questo luogo uisibili sottili o ueramente uisibili nelli quali saranno cose sottilissime, et saranno in alcuna ombra non troppo forte. Man non ui fia fuoco in mezo tra 1’ uiso et quelli, allora guarderà comprendere quelli uisibili e’ lle cose sottili: et poi si rimuoua dal suo luogo in fino che sia il fuoco in page mezo tra el uiso suo et quello uisibile. Allora quelli uisibili staranno nascosi, se egli saranno sottili o ueramente quelle cose saranno in esse et non comprenderà quelli. Quando il fuoco sarà in mezo et se il fuoco si coprisse dal suo uiso, comprenderà quelli uisibili subito et quali stauano nascosi a ’llui, et se rimouesse el coprimento tra ’l suo uiso e ’l fuoco, ancora s’ asconderebbono. Questa dispositione adunque significa che la luce forte orientale sopra del uiso et sopra dell’ arte tra’ ll occhio e’ lla cosa uisa uietano alcuna complessioni d’ alcuni uisibili de’ quali la luce si è debole. Ancora quando lo aspiciente à raguardato el corpo terso, et saranno in quel corpo sculture sottili et saranno in quelle sculture diuersi colori come sono cha e quali sono composti di più colori, sarà lo aspiciente in luogo di temperata luce et sarà quello luogo opposito al sole oue sarà alcuna pariete alluminata et rifletterassi alcuna luce al uiso et trouerrà lo aspiciente la luce apparente e’ lla superficie del corpo in luogo, doue si riflette più forte et più scintillante in questa dispositione, se’ llo aspiciente guaterà quello corpo terso non uedrà in esso alcuna scultura che ’lle sculture che sono nel luogo della forte luce scintillante di quello corpo; di poi se ’ page llo aspiciente chinerà quello corpo da quello luogo si che’ lla reflessione si faccia ad altro luogo fuori del luogo del suo uiso, con questo sarà sopra di quello corpo una temperata luce, allora lo aspiciente comprende le sculture che sono in quello luogo ch’ esso no intendeua nella reflexione dal corpo al uiso suo. Et similmente quando la luce sua riflecte dalla pagina tersa nella quale sieno sculture sottili al uiso, non distinguerà el uiso quelle sculture sottili nè anche si uerificherà per insino che e’ sia la luce non reflexa al uiso di quelle pagina; et declinisi la superficie della pagina sì che el sito suo si rimuti et non si reflecta la luce da essa al uiso et comprenderà allora el uiso. Quando fosse el lume del sole apparirà el corpo denso et colorato di colore scintillante, se fusse posto apresso a quello uno corpo bianco d’ una chiara biancheza et fusse quello corpo all’ ombra nella luce debole apparirà sopra di quello colore del corpo, come auemo narrato di sopra: da poi sia approssimato a quello corpo biancho insino ch’ esso sia allo lume del sole, si nasconderà quello colore che è sopra quello: se egli ritorna all’ ombra, riapparirà resplendente sopra esso nella luce forte. Se si scurasse dal corpo et sia nel suo luogo per insino che’ ssi indebilirà page che sopra lui apparirà el colore è in lui.

Cap. 3bis

Ancora ò ueduto in una temperata luce cose scolpite molto perfette et fatte con grandissima arte et diligentia, fra’ lle quali uidi in Roma nella olimpia quattrocento quaranta una statua d’ uno Ermofrodito di grandeza d’ una fanciulla d’ anni tredici, la quale statua era state fatta con mirabile ingegno. In detto tempo fu trouata in una chiauica sotto terra circa di braccia otto; per cielo della detta chiauica era a piano di detta scultura. La scultura era coperta di terra per insino al pari della uia. Rimondandosi el detto luogo, era sopra a sancto Celso, in detto lato si fermo uno scultore, fece trarre fuori detta statua et condussela a Sancta Cecilia in Trasteuere oue doue ’scultore lauoraua una sepultura d’ uno cardinale et d’ essa aueua leuato marmo per poterla meglo conducere nella nostra terra. La quale statua, doctrina et arte et magisterio non è possibile con lingua potere dire la perfectione d’ essa. Esso era in su uno terreno uangato: in esso terreno era gittato uno pannolino et era suolta in modo mostraua la natura uirile et la natura feminile, et le braccia posate in terra el incrocicchiate le mani, 1’ una in su l’ altra et distesa tiene l’ una delle gambe col dito grosso del piè. Aueua page preso el pannolino, in quella tirata del panno mostraua mirabile arte. Era senza testa, nessuna altra cosa aueua manco. In questa era moltissime dolceze, nessuna cosa il uiso scorgeua, se non col tatto la mano la trouaua. Ancora uidi in Padoua una statua, ui fu condotta per Lombardo della Seta; essa fu trouata nella città di Firence cauando sotto terra nelle case della famiglia de’ Brunelleschi: la quale statua quando sormontò la fede christiana fu nascosa in quel luogo da qualche spirito gentile, ueggendo tanta perfecta cosa et fatta con tanta marauiglosa arte et con tanto ingegno mosso a piatà, fece murare una sepultura di mattoni et dentroui sopellì detta statua et essa coperse con un lastrone di pietra acciochè essa non fusse lacerata affatto. Ella fu trouata colla testa rotta et colle braccia et fu messa in detto sepolcro acciochè il resto non si lacerasse et in tale forma fu conseruata lunghissimo tempo nella nostra città cosi sepulta. Questa statua è marauiglosa fra l’ altre scultur(e). Posa in sul piede ritto, à uno panno a meze le cosce, fatto perfettissimamente. A moltissime dolceze le quali el uiso no’ lle comprende nè con forte luce nè con temperata, solo la mano a toccarla la truoua. È lauorata molto diligentemente; la quale fu traspor- pagetata a Ferrara, et uno figluolo del Lombardo della Seta a cui era stata lasciata dal padre, la mandò a donare al marchese di Ferrara, el quale di scultura et di pictura molto si dilettaua. Vna ancora fu trouata, simile a queste due, fu trouata nella città di Siena, della quale ne feciono grandissima festa et dagli intendenti fu tenuta marauiglosa opera, et nella basa era scripto el nomo del maestro, el quale era excellentissimo maestro, el nome suo fu Lisippo; et aueua in sulla gamba in sulla quale ella si posaua uno alfino. Questa non uidi se non disegnata di mano d’ uno grandissimo pictore della città di Siena il quale ebbe nome Ambruogio Lorenzetti; La quale teneua con grandissima diligentia uno frate antichissimo dell’ ordine de’ frati di Certosa; el frate fu orefice et ancora el padre, chiamato per nome frate Jacopo et fu disegnatore et forte si dilettaua dell’ arte della scultura et cominciommi a narrare come essa statua fu trouata, faccendo uno fondamento, oue sono le case de’ Malauolti: come tutti gli intendenti et dotti dell’ arte della scultura et orefici et pictori corsono a uedere questa statua di tanta marauigla et di tanta arte. Ciascuna lodaua mirabilmente; e grandi picto(ri) che erano in quello tempo in Si-pageena a ciascuno pareua grandissima perfectione fosse in essa. Et con molto honore la collocorono in su la loro fonte come cosa molto egregia. Tutti concorsono a porla con grandissima festa et honore et muroronla magnificamente sopra essa fonte; la quale in detto luogo poco regnò in su essa. Auendo la terra moltissime auersità di guerra con Fiorentini et essendo nel consiglo ragunati el fiore de’ loro cittadini, si leuò uno cittadino et parlò sopra a questa statua in questo tenore: ,,Signori cittadini, auendo considerato dapoi noi trouamo questa statua sempre siamo arriuati male, considerato quanto la ydolatria è proibita alla nostra fede, douiamo credere tutte le aduersità noi abbiamo, Iddio ce le manda per li nostri errori. Et ueggiallo per effecto che da poi noi honoramo detta statua, sempre siamo iti di male in peggio. Certo mi rendo che per insino noi la terremo in sul nostro terreno, sempre arriueremo male. Sono uno di quelli consiglerei essa si ponesse et tutta si lacerasse et spezassesi et mandassesi a soppellire in sul terreno de’ Fiorentini“. Tutti d’ achordo raffermarono el detto del loro cittadino et cosi missono in essecutione et fu soppellita in su el nostro terreno.

Cap. 4

Fra l’ altre egregie cose io uidi mai è uno calcidonio intagliato in cauo mirabilmente el quale era nelle mani d’ uno nostro cittadino, era il suo nome page Nicholaio Nicholi: fu huomo diligentissimo et ne’ nostri tempi fu inuestigatore et cercatore di moltissime et egregie cose antiche si in scripture si in uolumi di libri greci et latini, et infra’ Il’ altre cose antiche aueua questo calcidonio el quale è perfettissimo più che cosa io uedessi mai. Era di forma ouale, in sù esso era una figura d’ uno giouane aueua in mano uno coltello, era con uno piede quasi ginocchioni in su un’ altare e’ lla gamba dextra era a’ ssedere insull’ altare et posaua il piè in terra el quale scorciaua con tanta arte et con tanto maesterio, era cosa marauiglosa a uederlo. Et nella mano sinestra aueua un pannicello el quale teneua con esso uno idoletto; pareua el giouane il minacciasse col coltello: essa scultura per tutti iperiti et amaestrati di scultura o di pittura sanca scordanza nell’ una ciascuno diceua essere cosa marauiglosa con tutte le misure e’ lle proportioni debbe auere alcuna statua o scultura, da tutti li ingegni era lodata sommissimamente. Non si comprendeua bene a una forte luce. La ragione è questa che le pietre fini e’ llustrate essendo in cauo, la forte luce e’ lla reflexione d’ esse occultano la conprensione. Detta scultura non si uedeua meglo che uolgere la parte cauata in uerso la forte luce, allore si uedea page perfettamente. Però non è da marauiglare, se i uederi molte uolte si nascondono. Molte cose le quali sono inuisibili per le sculture sottili, quando saranno in luce debole o in luoghi oscuri; o quando si traggono in luoghi luminosi o di forte lume o siano opposti alla luce del sole, appariranno le cose che sono in quello ch’ erano nascose dalla luce debole o in luoghi obscuri. Similmente le sculture sottili non può el uiso comprendere la compositione d’ esse in luogo obscuro. Significa addunque per questa dispositione che la luce forte manifesta molte cose de’ uisibili. Ancora trouiamo molti corpi densi et colorati di colori scintillanti come azzurini o uinosi. Quando fussono in luogo obscuro et in luce debole appariranno i colori turbidi et se fossono in luce forte appariranno chiari et scintillanti. Et quando s’ aumenterà la scintillatione del colore et della chiarita, o quando fosse uno di questi corpi in luogo obscuro, non si distinguerà se non é una piccola luce, ne u’ era al uiso el colore quasi nigro. Et quando si trae poi fuori a’ luoghi luminosi e alla luce forte, apparirà il colore d’ esso et sarà distinto da esse. Trouiamo ancora e corpi de’ turbidi colori, quando la luce sopra essi é si forte che i colori densi siano page chiari, trouiamo essi s’ aumentano, siano sì chiari. Trouiamo quando essi s’ aumentano alla chiarezza e scintillatione presso al uiso. Ancora trouiamo li corpi diafani colorati de’ colori forti come sono uini colorati di forte rossore, e quali sono in uasi diafani, quando e’ fossono in luoghi oscuri o di luce debole, appariranno negri et obscuri et quasi non diafani. Et quando e’ fosseno nella luce forte et nascono sopra essa luce del sole et diuentano chiari e colori d’ esse apparisce la diafanità e lucidi: ess’e fosse posto dalla parte contraria della parte della luce uno corpo chiaro et bianco, come auemo detto di sopra, se la luce fosse forte apparirà quella forma di quello colore nell’ ombra et se’ lla luce fosse debole, sopra d’ esso apparirà nel sole et non e’ apparirà sopra del corpo. Ancora trouiamo le penne del pagone e’ llo panno che si chiama Amilialmon, et cosi si diuersifica nel colore appresso al uiso parte in del dì o uuoi in diuersi tempi secondo la diuersità della luce nascente sopra d’ esso. Significa questa dispositione apparente il colore che icolori de’ corpi colorati non si comprendono se non secondo la luce nascente sopra esso.

Cap. 5

Conciosia cosa che la luce forte delle cose uisibili occultano alcune cose, le quali sono in alcuni uisibili et alcuna uolta le manifestano et alcu-page na nolta ne’ corpi colorati e’ colori si alterano secondo la diuersità della luce, la quale nasce sopra essa e’lla luce forte nascente sopra al uiso, alcuna uolta uietano el uedere dalla compressione d’ alcuni uisibili, el uedere niente comprende tutti questi. Sia alluminato quello che comprende el uiso dalla cosa uisa, non è se non secondo la luce la quale non è in quella cosa ueduta: et secondo le luci le quali el uiso della compressione di quella cosa uisibile è sopra l’ acie mezo el uiso e quella cosa uisa. Et perchè la luce forte uietano el uiso dalla compressione d’ alcuni uisibili, sarà dichiarato da noi apresso al sermone nostro la qualità della uisione.

Cap. 6

Acciochè niuna dubitatione occorra nelle cose che e’ seguitano, è da considerare addunque la compositione dell’ ochio, però che sanza questo non si può sapere nulla del modo del uedere, ma certi auctori dicono più, certi meno, in alcune cose ànno diuersità tra loro, però che li auctori della prospettiua si passano più generalmente cioè delle compositioni dell’ occhio. Et presoppongono gli antichi phylosophi naturali et li auctori della medicina come Tales Democrito Anaxagoras, Xenophanes et li altri phisici che ànno scritto le cose della natura, le quali Socrates Plato Aristotiles Zeno page Epicuro et gli altri phylosophi fussono nella diterminatione di comortare la uita agli huomini: Ipocrate Galieno Auicenna, imperò che il parlare in questa materia è obscuro et non si intende, se non si ricorre ai naturali, perchè più pienamente et più copiosamente dimostrano questa materia. Et però è necessario dire alcuna cosa più non si truoua secondo e prospettiui, benchè sia troppo malageuole a uolere certificare queste cose et io cerco chiarirle. Ma acciò ch’ io non triti superficialmente superfluamente iprincipij di tutti gli oppinioni, io tratterò la compositione dell’ ochio spetialmente secondo tre oppinioni d’auctori cioè Auicenna ne’ libri suoi, et Alfacen pel primo libro della sua prospectiua, Constantino nel primo libro dell‘ ochio, però che questi auctori bastano et più certamente tractano quelle cose no uogliamo. Non dimeno noi possiamo seguitare le parole di ciascuno però che alcuna uolta si contradicono per la cattiua translatione.

Cap. 7

L’ occhio è composto di tele et corpi diuersi. Il principio è 1’ accrescimento di questo nella parte dinanzi e in essa sono i nerui oppotici faccenti il uedere cioè cauati et nascono dal ceruello. Et gli auctori della prospettiua agiungono ne’ giudicij che essi fanno alla uirtù distintiua: non dimeno page mediante il uedere quelli giudicij sono di uenti specie uisibili, saranno poi tocche da noi. Non si sa se questa uirtù detta distintiua sia tra’ lle uirtù della anima: gli organi sono distinti nel ceruello. Et molte cose da essere tractate delle uirtù et potentie dell’ anima sensitiua: però si conuiene cominciare dalle parti del ceruello et dalla uirtù sensitiua, acciò che noi trouiamo tutte quelle cose sono necessarie al uedere. E gli auctori della prospectiua danno la uia e’ l modo e dimostrarci come i nerui uisuali cioè del uedere descendono alle pellicule del ceruello et uengono dalla cotenna del carneo cioè del teschio. Ma niuno di questi dichiara tutte le cose in questa parte. Dico naturalmente come ogni medico e prospectiuo, et tutti i naturali phylosophi si concordano. Dicono costoro che il ceruello è inuolto da due pelli, che l’ una si chiama pia mater et tocca il ceruello sanca ueruno mezo. E’ ll’ altra si chiama dura mater che‘ ssacosta alla concauità dell’ osso del capo uocato craneum. Questa è più dura acciò che ella s’ acosta all’ osso del capo cioè la concauità. Pia mater è più morbida et più suaue per la molleza et morbideza del ceruello: et la sustantia è midullare et untuosa, nella quale signoreggia uno humore il quale è chiamato flemma. page A tre distintioni le quali si uocano taluni parti et diuisioni. La prima cellula è el senso comune: et due uirtù nell’ una e il senso comune stante nella parte dinanzi d’ esso ceruello. Come Auicenna in primo de anima; è come una fonte a rispecto degli altri sentimenti particulari et delle cose sensibili. Et si come il centro a rispetto delle linie che escono del centro alla circumferentia secondo Aristile nel libro dell’ anima, il quale senso giudica tutti gli altri sensi particulari et delle cose sensibili, imperò che questo senso giudica di tutti gli altri sensi: et non è compiuto innanzi alla spetie cioè la similitudine d’ essa uenga al senso comune, et cosi dice degli altri sentimenti come si manifesta nel fine d’ uno libro d’Aristotile chiamato de sensu et sensato dell’ anima, et giudica questo senso della diuersità delle cose et differentia de’ sensibili et però si conosce l’uno essere bianco e ll’ altro essere dolce, la qual cosa non può fare el uedere nè ancora il gusto, inperò e detti sensi non discernono le cose extreme: come uuole Aristile nel secondo dell’ anima, ma giudica el senso comune delle operationi de’ sensi particulari imperò che il senso del uedere non conosce: ma il senso dell’ udire se udire; ma questo conosce altra uirtù, la quale si page chiama senso comune, si come uuole Aristotile nel secondo libro del sonno et uigilia, il quale senso l’ ultima operatione è di potere ritenere le spetie e similitudini che uengono dal senso particulare e di compiere per la sua temperata humidità et seccheza; la quale uirtù si chiama imaginatione et arca et ripostorio sensus communis. Secondo Auicenna pone lo exemplo del suggello. La cui spetie si come per questo exemplo: et cosi el senso comune non di meno tutta la uirtù composta di queste due che occupano la prima cellula, è detta fantasia o uero uirtù fantastica. Però è manifesto per lo secondo dell’ anima et per quello de sonno et uigilia et per lo libro de sensu et sensato che‘ lla fantasia et senso comune sono una medesima cosa secondo el suggetto e' lla sustantia: ma ànno differentia secondo l’ essere cioè secondo la loro diffinitione et operatione. Cosi dice Aristole che‘ lla fantasia e‘ lla imaginatione è una medesima cosa secondo la loro diffinitione, per la qual cosa la fantasia contiene un’ altra uirtù differente cioè secondo la loro diffinitione, per la qual cosa la fantasia contiene un altra uirtù differente da essa, conciò sia chosa che’ l senso comune è come il tutto dalla parte però che’ l senso comune ritiene la spetie della cosa et ancora page la riceue. La imaginatione seguita il giudicio compiuto, il quale giudicio exercita la fantasia et similmente nella prima parte della ultima cellula del ceruello, nel quale è una uirtù che giudica e sensibili come è detto; la imaginatione e’ l senso comune e’ 1 senso particulare non giudica per se medesimo, se non di 29 cose sensibili, si come giudica i uedere della luce, del colore et del toccare del caldo e del freddo, humido et secco, lo udire del suono; lo odorato et 1’ odore e’ 1 gusto e’ 1 sapore, questo sono nuoue cose sensibili le quali s’ apropriano a loro sensi, si come io dissi, delle quali nuoue cose niuno sentimento più giudicare; ma restano le 20 altre cose sensibili cioè il sito la corporità la figura la grandeza la continuatione la diuisione la separatione el numero et mouimento o riposo l’ aspreza et la dilicateza la diafanità la spesseza e’ ll’ ombra la belleza et la pulcritudine turpitudine e’ lla similitudine et la diuersità. Tutte le cose sono composte di queste 20, fuori di queste alcune si compongono sotto a queste secondo 1’ ordine si pone sotto el sito, la pittura sotto alla scriptura, et cosi queste 20 infinite cose, imperò che alcuna uolta si contradicono insiema per la cattiua translatione. Ma di tutti insieme io formerò una uerità concordandosi insieme tutti page questi auctori cioè che due sono le parti della concauità dinanzi dal ceruello, le quali essi chiamano uentriculi ouero concauità o uero cellule. Questi uentriculi o uero cellule non possono essere strumenti del senso comune et della imaginatione della quale è detto di sopra, imperò quegli sensi sono ordinati secondo prima e poi. Ma queste cellule sono poste secondo dice Constantino, a dextra et alla sinistra, però che tutta la parte dinanzi si può diuidere cioè la cellula del ceruello e’ lla parte di drieto, si come abbiamo detto: nondimeno essa cellula si diuide secondo Constantino a dextra et a sinistra et la parte dinanzi d’ essa cellula cioè il luogo è il luogo del senso comune è alla parte dextra et sinistra di due cellule in modo distinte et diuise là doue due nerui escono dalla pia mater, la quale è uno panniculo el quale ricuopre 1’ una et 1’ altra cellula. Et l’ uno di questi nerui come è detto esce dal lato dextro et 1’ altro esce dal lato sinistro di dette cellule. Queste due nerui si chiamano nerui opatici cioè concaui. Secondo i detti auctori comincia la concauità non dal mezo dalla parte dinanzi del ceruello, però che iui è lo strumento dello odorato che è uno neruo che à da duo lati a modo di due carrucole come due pezuoli di carne come alla sommità delle page poppe simili secondo che insegna Auicenna nel libro degli animali. Ma secondo Auicenna et l’ auctore della prospettiua et Constantino essi nerui escono dal fondo de’ uentricoli ouero cellule et escono dalla parte dinanci: concorrono da dextra et da sinistra secondo tutti gli auctori, diuentano uno neruo et dopo la congiuntione un’ altra uolta si diuidono. Et fu il meglo che questi nerui concorressono nel foro del teschio che è dinanci che di drieto. Ma ciascuno de’ due modi sarebbono due fori nell’ osso del capo et tanto più è fermo chon un foro che con due, quanto meno è forato, adunque conciosiacosa la natura à opera a questo el miglore modo che la può. Adunque el concorso di nerui saranno nel foro del teschio. Ma questo impaccerebbe il uedere però che’ l’ uedere sempre elegge le linie recte conciosiacosa che’ llo osso dello occhio sia cauato inuerso la pariete dentro auente il foro che è dentro nel foro dell’ occhio et distendesi nella concauità dell’ osso, dello strumento col quale si mette el uino ne’ uasi. Sit igitur ABC cancrum et sit dextra pars dalla parte dinanzi della concauità del ceruello et sit E sinistra pars et siano queste due parti dalla pia mater rauolte dal fondo dalla quale parte dextra eschino et da sinistra due nerui concorrino nel foro del teschio page et poi si diuidano insieme si che il neruo che uiene dall’ occhio sinistro uada al dextro, il quale neruo sia Fe’ l neruo che uiene dal sinistro sia G, et questi nerui entrino ne’ fori dell’ ossa cauato acciò che° ssi spandano in quella cauità, si come è manifesto in questa figura. Ma è da intendere in questa figura come dalla pia mater si fanno et nascono due nerui, così ne nascono dalla dura mater et così dalla cotenna del teschio nella quale esso teschio è inuolto. Questi tre sono cauati et concorrono nel foro et fassi uno neruo che à tre tuniche ouero pannicelli neruali cioè tre coperte di neruo, et questo neruo così composto ua all’ uno et all’ altro occhio. A naturalmente el sito consimile rispetto del loro concorso nel foro: et 1’ uno et l’ altro occhio à eguale distantia et lungheza da esso neruo acciochè più certamente si facci il uedere. Adunque l’ occhio à tre tuniche ouero pannicelli et à tre humori et una tela a modo della tela del ragnatelo. Et la prima tunica sua della tunica dentro del neruo la quale tunica uiene alla pia mater secondo tutti gli auctori, et spandonsi dalla stremità del neruo in quel luogo doue egli entra nel foro dell’ osso et questa tunica si ramifica page a modo d’ una rete cauata nella prima sua parte et però si chiama rete oretina secondo Auicenna nel terzo libro della medicina et secondo Constantino tunica, auendo uene et arterie et nerui sottili; poi la seconda parte di questa tunica è più spessa et densa come dice Auicenna, et distendesi spericamente insino alla parte dinanzi acciò che‘ lle spetie della luce et del colore et delle altre cose uisibili possino passare pel mezo dell’ occhio infino al neruo che uiene pel mezo del ceruello, però che questo foro è contraposto dirittamente alla stremità del neruo dalla quale si spande la retina et però dice Alacon che in tutta questa tunica sono due fori, l’ uno dinanzi et l’ altro di drieto et che la stremità del neruo cauato et questa seconda parte d’ essa tunica si chiama uuea però che‘ lla è simile alla uua, però che‘ lla lascia nella sua parte dinanci el foro si come si lascia nella uua, quando si leua del ramo d’apiccarla. Si come dice Auicenna nel terzo libro della medicina è della tunica del neruo la quale dalla dura mater secondo tutti si spande la seconda tunica de l’ occhio, la quale à due parti, però che la prima parte si compone di nerui arterie et uene et chiamasi secundina però che‘ lla e simile alla secundina, et la seconda parte si spande insino alla parte page dinanzi dell’ occhio et apparisce questa parte manifesta cioè parte d’ una spera che fa cierchio sopra la stremità dell’ uuea. È come uno corno chiaro et però si chiama cornea. Et secondo dice Auicenna nel detto libro. Questa tunica si fa di quattro tuniche sottili corticali et sono come cortecce acciò che se l’ una si scortecciassi, gli altri per questo non siano offesi. Et questo à fatto la natura così acciò che la tunica sia forte per le offese di fuori che uengono dall’ aria, et non dimeno è molto diafano et trasparente acciò che’ lla moltitudine delle sue tuniche non inpacci il passamento delle spetie delle cose uisibili. La terza tunica dell’ occhio si fa di quella pellicella del neruo la quale uiene dalla membrana del cancro cioè del teschio. Et la prima sua parte si congiugne all’ osso dell’ occhio et però è dura et soda et però è detta scyros. Ma l’ altra parte si distende insino alla cornea, imperò che questa tunica non è compiuta ma mancale una parte di sopra, è ripiena d’ una carne grassa biancha si come noi ueggiamo di fuori nelli occhi, et chiamasi questa tunica consolidatiua o uero congiuntiua. Ma è da considerare diligentemente ch’ è in un modo solo tre tuniche et in altro modo sei. L’ una et l’altra consideratione è uera et ragioneuole, però che se noi consideriamo page le tunìche intere e‘ lle sono poste solo tre. Ma se noi consideriamo le parti di drieto delle tunìche diuise dalle parti dinanzi, nel nome et nello essere sono sei, imperò tre tunìche sono dalla parte dinanzi et tre dalla parte di drieto però che tre tunìche sono dalla parte dinanzi. Ma alquanti uoglono sieno più et alquanti meno, non per molte considerationi. Ma di queste cose non è da curare però che’ lla loro dispositione è isforcata et uiolenta et suiasi dalla diritta ragione; et ancora alquanti ànno uisto sette tunìche, ma questo è falso però che essi ànno posto per tunica la tela che si chiama aranea, conciò sia cosa essa non sia tunica che dicono essere tunica. Tutta la prima tunica dicono essere uuea et tutta la seconda chiamano cornea et tutta la terza chiamano consolidatiua. Onde l’ auctore della prospectiua tutta la prima tunica chiama uuea, et così uoglono principalmente uedere seguendo nel modo del uedere Imperò qui l’auctore cioè Alacon dice che l’uuea à due fori, l’ uno dinanci et 1’ altro di drieto, che ’l foro del neruo del quale comincia lo spandimento della concauità dell’ uuea onde è la sommità del neruo con tutta la concauità infino al foro dinanzi è l’ uuea secondo la uerità et questa tunica contiene in se tre humori et una tela piccola et sottile amodo della tela infino al foro di sotto di quella tunica et nasce una tela sottile et pic-page cola amodo della tela del ragnolo et in questa si contiene quello corpo gratiale et cristallino o uero grandinoso et dirittamente composti a rispetto della stremità del neruo, et questo corpo è simile a uno uetro strutto et inliquidito et però si chiama humor uitreo, cioè simile al uetro. L’ altra parte dinanzi è simile al ghiaccio et alla gragnuola et al cristallo, è più bianco che’ llo humor uitreo. Et chiamasi la parte dinanzi gratiale, non è abiente altro humore proprio appresso allo auctore della prospectiua: ma appresso agli altri cristallino o uero grandinoso però ch’ è simile a queste cose cioè al cristallo etc. Et tutto il corpo contenuto disotto dalla tela si chiama da questa parte, et poi inuerso dalla parte dinanci dello occhio fuori della tela è uno humore simile allo albume dell’ uouo che riempe la concauità della uuea et all’ una parte toccha dell’ umore graciale et dall’ altra parte entra nel foro dell’ uuea et agiugne insino alla cornea. Sicche la parte conuexa sperica di questo humore tocca la concauità della cornea et lo humore albugineo et lo humore graciale e’ l uitreo et la stremità del neruo saranno insieme consequenti cioè l’ uno seguiterà dopo l’ altro acciò che tutte le spetie delle cose passino pel mezzo di tutti questi humori insino al ceruello. Et però dice Auicenna nel libro degli animali: è retina mena il nutrimento secondo la uerità alle parti page dell’ occhio et contiene lo humore uitreo secondo che dice Constantino et lo auctore della prospectiua s’ accordano uolente che‘ lla parte di sotto dell’ uuea contenga l’ umor uitreo nell’ ultima parte d’ esso, portante il sangue bene digesto nelle sue uene et arterie, per la qual cosa l’ umore uitreo sia fatto et nutrito acciochè lo humor uitreo possa nutrire il cristallino humor, però che Auicenna dice nel terzo libro della medicina chell’ umor uitreo è nutrimento del cristallino, e questo dice Constantino perchè lo humor cristallino è troppo bianco et chiaro, a’ llui non si conuiene el sangue per nutrimento immediato cioè sanca mezo, ma à bisogno d’ uno nutrimento mezano tra’ l sangue et l’ umore cristallino. Dice Auicenna che’ ll’ umore albugineo è superfluità dell’ umor del cristallino et però è contraposto nel sito rispetto del suo nutrimento che è 1’ umore uitreo: per questo el cristallo è in mezo di loro e‘ llo humore uitreo riempie tutta la concauità del neruo infino alla diuisione comune et è più spesso et denso che l’umore dinanzi graciale; nondimeno l’ uno et l’ altro è trasparente acciò ch’ lle spetie delle cose passino in loro, et lo humor cristallino si chiama pupilla et la uirtù uisiua cioè la luce si come il suggetto il quale è la uirtù uisiua, si come nel suggetto il quale è prima inmutato bene non sia il suggetto radicale. Però che’ l neruo comu-page ne è l’ organo radicale è il principale et quiui si compie l’ atto del uedere in quanto può la uirtù uisiua, si’ come dimostrano le cose che seguitano.

Cap. 8

Da quinci innanci è da considerare della figura dell’ occhio et delle parti sue et de’ centri et delle tuniche dell’ occhio e de’ centri degli humori et d’ esse trouati però che tutte queste esse sono al tutto necessarie sanca le quali el modo del uedere non si manifesta. Sappi che tutto l’ occhio ua alla forma sperica et cosi le tunici et li humori per la proprietà laudabili cioè degne di loda della figura sperica: però che questa figura è più di lungi et più rimossa dagli pericoli che non è la figura auenti i canti, è più semplice di tutte le figure, è maggior di corpi supreme .. cioè si come dice l’ auctore della prospettiua. Ma innanzi a questa proprietà et l’ altre sono state tocche, ma la parte graciale dinanci è parte di spera diuersa dalla spera dalla quale l’ umore uitreo e però non sono i corpi isperici compiuti ma sono parti di diuerse spere. Et però conciosìa cosa che queste spere si diuidino insieme, è necessario che esse abbino diuersì centri et conciò sia cosa che’ lla concauità dello humor uitreo si è inuerso lo humor graciale, allora il suo centro è o inuerso la parte dinanzi dell’ occhio et similmente il centro della parte dinanci dello humore graciale et nel profondo dell’ occhio, nondimeno page questi centri sono sopra a una medesima linea diritta che entra per lo foro dinanzi dell’ uuea per lo foro che è nella stremità del neruo doue comincia a spandersi la retina. Addunque questi corpi sono ordinati in questo modo secondo gli auctori della prospettiua, cioè che dal foro dell’ osso doue entra el neruo si distende per alcuno spatio et sempre si dilata et allarga per infino che uenga alla circunferentia della spera 1’ umore gratiale et rassodasi colla sua circunferentia. Et allora sopra la stremità del neruo si compone tutto l’ umore graciale et contiensi nella parte di sotto. Et allora sopra alla stremità del neruo si compone tutto l’ umore graciale et contiensi nella parte di sotto. Et allora sopra la stremità del neruo si compone tutto l’ umore graciale et contiensi nella parte di sotto dell’ uuea la quale Alfacen chiama el petto della concauità della uuea, nella ultima parte della quale è il foro che è stremità del neruo doue comincia l’ uuea nell’ ultima parte. Ma il mezo di tutto lo humore graciale cioè l’ umore uitreo è nella bocca o principio del foro imperò che e’ lla stremità del neruo contiene 1’ uuea: ma il mezo di tutto l’ umore graciale contiene il mezzo di tutta la spera el mezo di tutto il graciale, si come dice Alfacen, che il mezo è l’ umore uitreo et l’ uuea è congiunta et rassodato colla circunferenzia della spera graciale et page lo humore è contenuto nell’ uuea et tocca la spera dalla parte dinanzi et questo humore riempie el foro infino al toccare della cornea, non che tocchi la cornea in uno punto per apiccamento et congiuntione della superficie, si come la spera che è dentro è contenuta da quella di fuori, ma perchè la superficie è piegata di sopra della cornea è contenuta colla superficie di tutto l’ occhio et è contenuto secondo dice Allacen, conuiene che’ lle medesime spere abbino uno medesimo centro. Et perchè la superficie della cornea è cauata auente quella distantia et lungheza della superficie di fuori piegata cosi conuiene che l’ una et l’ altra superficie della cornea et tutto l’ occhio abbino uno medesimo centro secondo il libro di Teodosio delle spere. Et però tutte le spere ch’ essi contengono insieme come eguale distantia 1’ una dall’ altra ànno uno medesimo centro secondo la spera del mondo, e il cielo stellato e‘ lla spera del fuoco et similmente nelle altre spere, però che il centro del mondo è centro di tutte 1’ altre spere et perchè la superficie concaua è cauata dalla cornea e’ lla superficie piegata di sopra dell’ umore albugineo che è nel foro, e come due spere che‘ ll’ una sia dentro et l’ altra di fuori, è necessario che‘ lla superficie piegata di sopra dell’ umore albugineo abbi un medesimo centro colle predette cose: ma perche‘ lla superficie cauata colla cornea page tocca l’ uuea in uno punto et non si congiugne a’ llei come la spera di fuori alla spera dentro, ma congiugnesi co’ llei nella circumferentia del suo foro, necessario è che‘ lla cornea diuida 1’ uuea et però aranno diuersi centri. Et perchè lla cornea è maggiore spera che‘ ll’ uuea et però che’ lla cornea si continua colla superficie di tutto l’ occhio e’ ll’ uuea è contenuta dentro alla spera della cornea. Et però è necessario che il centro della cornea sia più oltre nel profondo dell’ occhio si come è manifesto per Teodosio et Alacen al senso ne’ corpi sperici congiunti, come detto è questo et manifesto per Teodosio et Alacen dice in questo medesimo modo. Ma ore è grande dubitazione cioè quello che riempia lo spatio tra’ lla spera minore si parte dalla maggiore et però molti stimano che ll’ umore albugineo si sparga di sotto alla concauità della cornea, cioè abbia uno medesimo centro colla cornea, allora esso humore si conterrà nella concauità della cornea si come spera apiccata et congiunta a’ llei o uero equidistante. Ma ella non è equidistante però che essa spera dell’ umore albugineo tocca la cornea. Addunque s’appiccerà nella sua concauità et riempierà lo spatio che è tra’ ll’ uuea e’ lla cornea. Ma primamente contro a questo detto si è questo cioè che lo auctore della prospettiva non dice questo ma sempre dice che esso humore è dentro all’uuea. Però gli argumenti et le oppositioni page fatte di sopra si soluono cioè che’ lle parti del’ occhio non sono spere compiute, ma sono parti di spere, si come è manifesto delle parti dell’ umore graciale et cosi delle altre spere che uanno innanzi a‘ lloro che seruano a' lloro principalmente et si come la parte della cornea dinanzi et lo humore albugineo nel foro dell’ uuea et come la parte dell’ uuea dinanzi, onde qui non è da curare se non della spericità della tondeza delle parti. Et però conciò sia cosa che’ llo auctore della prospettiua parli della spericità della cornea, questo non è se non è in quella parte che è necessaria al uedere cioè quella è nella parte dinanci dell’ occhio. Ma altroue che dinanzi ella non è sperica, è bene l’ uuea si sperica nella parte di sopra, non dimeno non è sperica nella parte di sotto. Similmente lo humore albugineo non à spericità et tondeza d’ uno medesimo centro colla cornea se non è il foro dell’ uuea doue esso humore s’ apicca, e la cornea però che è di sotto esso humero à uno medesimo centro coll’ uuea, perchè le cose sono come detto è: et non è necessario che lo humore albugineo corra tra’ lla cornea et 1’ uuea. Ma se fossino corpi di tondeza compiuta questo ch’io ò detto si richiederebbe, ma non è cosi. Et doue manco la cornea e’ ll’ uuea, la tunica consolidatiua si sparge et riempie ciò ch’ è da riempiere ouero la cornea et page l’ uuea lascianti tondeza si dilatano et distendono et congiungonsi di fuori ouero dentro et all’ uno et all’ altro modo et riempiono ogni cosa bisogna riempiere. Et perchè la parte graciale dinanzi nel suo piegare della parte di sopra diuide l’ uuea, similmente è necessario sia altro da quello dell’ uuea et sia disotto nel profondo perchè tutto l’ occhio et la cornea et l’ umore albugineo ànno altro centro dall’ uuea et nel profondo dell’ occhio, si come alla parte dinanzi della graciale queste cose si richieggono, acciò che il uedere si faccia nella spera graciale, secondo dice Alfacen. Meglo è che la parte graciale dinanci abbi uno medesimo centro con queste spere et per tutto l’ occhio e‘ lla cornea et lo humore albugineo ànno altro centro et la parte graciale dinanzi ànno uno medesimo centro. Ma della parte graciale dinanzi più certamente si manifesterà nelle cose che seguitano, cioè conuiene che abbino uno medesimo centro col centro della cornea et di tutto l’ occhio: quando si dimostrerà la fractione cioè il rompimento dello humor uitreo in questo mezo basti quello che detto è. Ma della spera consolidatiua si stima che ella abbi altro centro da tutte l’ altre, cioè dentro nel profondo dell’ occhio. Ma l’ auctore della prospectiua non dice questo, ma solo dell’ uuea et dello humore uitreo nè insieme nè cogli altri auente uno medesimo page centro. Ma arguendo alcuno che il centro della cornea et il centro dell’ uuea non sono una cosa, dice che la spera dell’ uuea non è in mezo della consolidatiua, ma era innanci alla parte della superficie dell’ occhio e la superficie dell’ occhio manifesto et spera maggiore della spera dell’ uuea. Per la qual cosa el centro della superficie di questo occhio manifesto sarà più dentro nel profondo che il centro dell’ uuea, ma la superficie della cornea et dell’ occhio ma sono una medesima cosa. Si come l’ auctore presuppone, quiui è addunque el centro dell’ uuea et della cornea non sono una cosa. Per la qual cosa s’ arguisce dagli altri che il centro della superficie cauata della consolidatiua et della cornea non sono una medesima cosa, et per la eleuatione dell’ uuea dal mezo della consolidatione si dimostra che l’ uuea abbi altro centro dal centro della superficie dentro, si come è manifesto et ancora la superficie dentro, si come è manifesto, ancora la superficie non è pienamente diritta sperica a tondeza, discende alla parte dentro dell’ occhio in quella parte più che altroue et l’ altra spera cioè la cornea et la consolidatiua fussono compiute, ma l’ una et 1’ altra spera cioè la cornea et la consolidatiua e’ lla parte di fuori della cornea sarebbono concentrice, cioè arebbono uno medesimo centro, ancora perchè la consolidatiua non compiuta spericità et tondeza di fuori, si come dice Alfacen, però che essa consolidatiua pende page in aucamento nella sua parte dinanzi et però non à dirittamente uno centro, dal quale tutte le linie menate dal centro alla circunferentia siano eguali, et però nè dentro nè di fuori è corpo d’ alcuna altra spera, come sarà manifesto nella figura di sotto. Ma se noi uogliamo schifare una contentione, noi possiamo dire ch‘ lla superficie di fuori della consolidatiua non è in tutto sperica, si come la superficie di tutto l’ occhio non è in tutto sperica, imperò che l’ occhio dalla parte dinanzi è un poco auzato et cosi tutto l’ occhio non arà centro di spera nè ancora la superficie di fuori della consolidatiua. Ma se’ lla superficie dentro della consolidatiua sia sperica, quella non riempie tra' lla cornea et l’ uuea ma’ lla cornea ouero tira se alla superficie dell’ uuea et profondasi declinandosi et rimouendo dalla uera spericità et tondeza fuori che dalla parte dinanzi ch’ è contraposta all’ oro; ouero l’ uuea si inalca in gibbosità ouero in tondeza dalla parte di fuori ch’ è contraposta al foro ouero 1’ uuea si inalza et esce in gibbosità cioè in tondeza dalla parte di fuori lasciante la uera spericità. Ma benchè e page centri siano diuersi nelle parti dell’ occhio non di meno tutti sono in una medesima linea ch’ è perpendiculare et dirittamente sopra tutto l’ occhio et sopra tutte le parti sue che passa pel mezo dell’ uuea et per centri di tutte le parti, et passa pel mezo del foro del fermamento dell’ occhio, per lo quale e’ passa nella stremità del nerbo, sopra al quale 1’ occhio si compone, la quale linea è perpendiculare, è axe cioè fermamento dell’ occhio, pel quale 1’ occhio uede infine di certeza e per la quale linea l’ occhio discorre sopra a tutti i punti della cosa ueduta, accio ch’ esso occhio certifichi tutte le cose succesiuamente et a poco, benchè esso comprenda infine una cosa con piena certeza. Et perchè questa linea è perpendiculare et diritto et fortissimo, come se auuto nelle cose abbiamo dette di sopra della multiplicatione delle spetie, et questo è necessario al uedere acciochè egli comprenda certissimamente et fortissimamente quello è. Addunque io farò una figura nella quale tutte queste cose sono dichiarate come è possibile nella superficie ma la compiuta nel corpo figurato amodo d’ uno occhio secondo tutte le cose predette et lo exemplo di questo può essere l’ occhio del bue, del porco o d’ altri animali siano grandi. Se alcune di queste cose che dette sono uuole fare pruoua. Cominceremo la figura dell’ occhio.

Cap. 9

Ancora sappi secondo Alfacen che le tuniche et gli humori degli occhi le sue page proprietà ànno laudabili et degne di loda, delle quali seguitano le utilitati del uedere. La prima utilità della cornea si è che’ lla cuopre il foro della uuea acciochè llo humore albugineo non esca fuori. E questo humore diafano cioè transparente, acciò che la spetie della luce et del colore passi per essa cornea: le quali spetie non passano sensibilmente se non pe’ corpi diafani, si come è stato uerificato di sopra nella multiplicatione delle spetie. Ma la forteza et dureca d’ essa cornea si è acciò che' lla non si corrompa tosto però che’ lla è posta al aria discoperta et puossi tosto corrompere per fumo et per poluere et per simili cose: et però esso occhio à 4 tuniche si come è dichiarato di sopra. Lo humore bugineo è diafano acciò che le spetie passino. Et oltre a’ llui è la sua humidità: et per questo acciò che inhumidisca et bagni lo humore graciale et la tela aranea la quale è molto sottile et per troppa seccheza si potrebbe corrompere. Ma l’ uuea è nera ne’ più degli occhi acciò che l’ umore albugineo et graciale sia oscuro si che in essa uuea apparischino le spetie della luce et del dolore debole, però che la luce debole molto apparisce et dimostrasi nè luoghi obscurì et sta nascosa ne’ luminosi. Et è questa uuea un poco forte acciochè ella ritenga 1’ umore albugineo acciochè questo humore non sudi nulla di fuori, è spessa et densa et stretta acciò che‘ lla sia oscura et truouasi alcuna uolta glauca negli page occhi degli huomini, ma molte uolte n li occhi de’ caualli. Et questo auiene perchè il caldo natural non può sufficientemente cuocere et insmaltire la material dell’uuea et degli humori et però quegli occhi sono un poco bianchi, però che la operatione del caldo debole nell’ umido è cagione di biancheza. Overo alcuna uolta adiuiene l’ ochio bianco o gliauco per la compiuta et perfetta digestione della humidità et per uettoria della seccheza, come è manifesto nelle fogle degli alberi nello autunno et questa glaucità può essere overo per l’auea però che l’ uuea et l’ auea l’ occhio è glauco, se‘ lla è nera l occhio è nero o uero la glaucità si può generare per gli humori, però che se essi saranno posti presso che fuor del cristallino se e’ sarà di molta grandeza lo humore albugineo sarà poco, e se l’ occhio sarà glauco, se il contrario non uenisse dalla tunica; et se 1’ umidità degli occhi saranno scure et lo humore cristallino uada inuerso dentro all’ occhio et con questo lo humore albugineo sia molto sichè faccia obscuratione, si come fa l’acqua molto profonda che tuffa e cuopre le cose, allora l’ occhio sarà nero. Questo uuole Aristotile et Auicenna nel libro degli animali. Ma’ lla parte graciale dinanzi à molte proprietà; la parte prima et principale si è che la uirtù uisiua è solo messa graciale secondo Alacen et gli altri auctori però che tutte l’ altre cose sono messe innanzi a’page llui. Cioè lo humore gratiale dinanci sono suoi strumenti et sono ordinati per lui: et però se esso è offeso et salui gli altri humori dello occhio, el uedere è guasto et perdesi, e se si rimane saluo e agli altri uenga lesione, purchè rimanga saluo l’ umore graciale, la loro diafanità, el uedere non si guasta et però purchè rimanga la diafanità tra’lla graciale parte continuata colla diafanità dell’ aria, el uedere non si guasta purchè rimanga saluo l’ umore graciale dalla parte dinnanzi. Ancora lo humore dalla parte dinanzi è humido acciochè più tosto riceua la spetie della luce et del colore, imperò che‘ lle cose ben secche malageuolmente le inprensioni delle figure in loro, et questo humore è sottigleza del corpo et fa alla sottigleza del senso ancora un poco diafano et transparente, acciò che riceua le forme della luce et del colore et passino infino al neruo per esso humore comune. Ancora è un poco spesso et denso acciò che in lui rimanga lungo tempo la spetie, tanto che apparisca alla uirtù uisiua et possi fare il giudicio d’ essa spetie. Però che se esso humore fosse di troppa diafanità, allora le spetie passerebbono per esso et non rimarebbono in lui acciò ch’ essi facessono alcuno giudicio, bene si conuenga che il detto humore sia un poco spesso et denso acciò che patisca dalle spetie passione che è di generatione di dolore et però noi ueggiamo che’ lle luci forti ristringono et page et guastano el uedere et danno dolore. Ma ogni operatione di luce è d’ una natura et similmente ogni operatione di colore se non è che alcuno è più forte et alcuno più debole. Addunque e il senso del uedere sempre patisce passione che è di spetie et generatione, benchè non comprenda sempre questo cioè quando la spetie sono temperate et non grandi et forti; ma la passione del dolore non si farebbe nel corpo se non fusse bene denso: però se auesse troppa rarità la spetie non ui rimarebbe, sichè potesse fare la operatione del dolore. La superficie d’ esso humore graciale è di maggiore spera che l’ umore uitreo acciò che la superficie sua fia equidistante cioè abbia eguale distantia dalla parte dinanzi del uedere, acciò che abbino uno medesimo centro che è centro di tutto l’ occhio et della cornea et dell’ umore albugineo, le quali cose seruono a esso humore a’ llato del uedere. Et più che l’ uuea meno la metà della spera della graciale dalla parte dinanzi, imperò che altrimenti non seguiterebbe che il suo centro fosse dentro nel profondo dell’ occhio, si come è presupposto di sopra. Ma lo humore uitreo è più spesso et più denso dalla parte dinanzi della graciale: però che è di bisogno che‘ lle spetie non sono perpendiculari si rompino in questo humor uitreo tra' lla perpendiculare da essere menata et tirata dal luogo della fractione et rompimento tra‘ ll’ andare diritto, della quale page fractione nella parte dinanci trattando della multiplicatione della luce è assai detto, et se la fractione et la multiplicatione della spetie notata testè et la sua nobilissima proprietà si è che il senso che è la parte graciale dinnanci si continua in lui per tutto il neruo ouero fino all’ ultima cosa che sente, la quale è nel ceruello dinanzi, si come dice Allacen. Et è da sapere che i detti due humori cioè graciale et uitreo sono raccolti in una tela però che essi non fussono trascorrebbono altroue et rimarebbono secondo una figura. È questa tela molto rara acciò che ella non nasconda le spetie. È sperica perchè contiene parte di spera benchè altre ragioni sieno di questo si come di tutto l’ occhio et delle parti sue, ma il neruo sopra el quale l’ occhio si compone è al tutto ottico, come dice Allacen, acciò che’ lla spetie corra in lui infino al ceruello: acciò che lo spirito uisibile ci concorra el caldo naturale douuto in lui acciò della uirtù prima cosa che sente uenghino li … all’ occhio. Però opticità è una medesima cosa colla concauità. E certamente la tunica consolidatiua è più di fuori che l’ altre: acciò che‘ lla raguni et conserui tutte le cose. Et è un poco humida acciò che i luoghi delle tuniche siano meglo apparecchiati in lei, però che più tosto e più ageuolmente piglano la figura del luogo in lei per la humideza che se ella fosse dura. Et ancora page è humida acciò che‘ lla seccheza non uenga tosto nelle tuniche. Ancora è un poco atta a ritenere acciò che ella conserui et la faccia sia bella per lei. Le palpebre sono fatte acciò che’ lle conseruino et chiudino l’ occhio nel sonno acciò che‘ lle faccino l’ occhio riposare, quando egli è l’ occhio affaticato da una forte spetie. È ancora bene che’ lle spetie sieno temperate acciochè l’ occhio non si affatichi tuttauia. A bisogno del chiudimento delle palpebre cioè del loro chiudimento. Ancora nuoce al uedere il fummo e’ lla poluere et altre cose et però l’ occhio à bisogno delle palpebre. Queste palpebre anno ueloce mouimento acciò che tosto siano sopraposte all’ occhio, quando le cose da nuocere la pressano. E cigli sono posti a temperare la luce quando il uedere è aggrauato: et per questo l’ uomo che raguarda et raguna et strigne l’ occhio suo acciò che e’ possa guatare dal luogo stretto, quando la luce forte gli nocerà. Ancora conuiene siano due occhi per benignità del creatore acciò che se l’ uno sia offeso l’ altro rimanga. Ancora sono due acciò che’ lla forma della faccia sia più gratiosa et più bella. Ma amenduni gli occhi sono simili nelle sue dispositioni et nelle sue tuniche et nelle figure delle sue tuniche et nel sito di ciascheduna tunica rispetto di tutto 1’ occhio. Et amenduni ànno una medesima posi-page tione: et simile è lungo per rispetto del neruo comune et del ceruello, et benche le cagioni generali della tondeza dell’ occhio siano date di sopra secondo la proprietà della spera, non dimeno fu di bisogno fussono tondi per due cose, cioè per lo mouimento ueloce di loro acciò che il uedere possa discorrere da una cosa uisibile a un’ altra. Quando noi uorremo possa discorrere da una parte della cosa all’ altra, acciò che ciascuna cosa si compresa in piena certeza per questo mouimento ueloce. Ma tra tutte le figure la spera è data al mouimento. Ancora conuiene et fu di bisogno che gli occhi fussino tondi et le parti sue però che se l’ occhio fusse di figura piana, la spetie della cosa maggiore che non è l’ occhio non potrebbe pendere perpendicularmente et dirittamente sopra di lui però che‘ lle linie perpendiculari sopra il piano a diuersi et ciascuni punti sopra agli anguli retti, come è manifesto nella figura di sotto: però che le linie possono sopra al piano a diuersi e a ciascheduni punti secondo gli anguli retti, come è manifesto nella figura di sotto, però che le linie possono cadere perpendicularmente sopra a l’ occhio. Abbi nome FG le quali uengano da una cosa uisibile che à nome CD la qual cosa è el quale à l’ occhio, ma dal punto A e’ l punto B non può uenire la spetie perpendiculari ma uiene agli anguli cioè canti obliqui et torti. Ma la operatione sensibile et tale page come si richiede al uedere et non è se non è quando la spetie causano perpendicularmente sopra il uedere. Adunque quando l’ occhio e corpi grandi in uno raguardare, come è quasi la quarta parte del cielo, manifesto è che l’ occhio non può auere figura piana nè altra figura che sperica: però che sopra la piccola spera possono cadere infinite linee perpendiculari le quali uengono da uno corpo grande et uanno nel centro della spera. Et cosi il corpo grande può essere ueduto dal’ occhio piccolino, se non è dall’ una et l’ altra forma et compressione et per la priuatione della qualità in esse à la diuersità. Addunque si comprende per el senso del uiso et per comprensione di ciascuna delle forme diuerse per la comperatione d’ essi insieme et del senso della priuatione della qualità del sitiente. Già abbiamo compiuto et dichiarato la dichiaratione della qualità del sitiente, ancora è compiuta et dichiarata la qualità della comprensione et ciascheduna delle’ intentioni particulari le quali si comprendono per lo senso del uiso è dichiarato. Et dichiarata è d’ alcuni intentioni particulari si comprendono per lo senso. Et alcune si comprendono per cognitione et alcune per arguitioni et significatione secondo la significatione e' lle uie di quelle le quali la dichiaratione noi biamo predette. Et questo sono quelle noi intendiamo in questa opera la quale noi abbiamo dichiarato, come il uiso comprende ciascuna page intentione delle particulari del uiso, el uiso non comprende se non è le forme di uisibili le quali sono corpi. Ma le forme de ’uisibili sono composte dalle intentioni particulari predette, come è la figura, la magnitudine, el colore, el sito, et l’ ordine et la proportione et la misura et altre cose simiglianti. Addunque il uiso non comprende ciascuna delle sue intentioni delle comprensioni delle forme uisibili et niente intende a comprendere il uiso tutte le intentioni particulari, perchè nessuna delle intentioni particulari predette esso la perse tutte. Queste intentioni particulari non sono ricercate, non sono dimostrate da’ dotti particularmente, come la nostra intentione in questa opera uolerla dichiarare et dimostra quanto a noi sia possibile, con tutte proportioni et misure et alcune proportioni et intentioni particulari delle quali si compongono le forme de’ uisibili appaiono appresso a rispetto della cosa uisa et alcune non appaiono se non dopo lo riguardamento etc. È consideratione sottile come la scriptura sottile e’ lla lineatione sottile et la diuersità de’ colori non e’ appaiono al uiso presso allo aspetto della cosa dopo lo sguardare e’ lla forma della cosa uisa comprensiua per lo senso è quella la quale si comprende da tutte le intentioni particulari le quali sono delle forme della cosa la qual fia al uiso comprenderle. El uiso non comprende la uera forma page della cosa uera se non per la comprensione di tutte le intentioni delle cose particulari le quali sono nella forma della cosa uisa. Perchè cosi è addunque uera, nelli quali sono intentioni sottili et cosi sono et non si comprende dal uiso so non dopo lo risguardamento et anche quando la intentione sottile se non per risguardare et non appare se non sottile al uiso, ello è aspetto primo. Et quando el uiso arà compreso alcuna cosa prima ma lo uiso no ne appare et non si truoua. Et la intentione no ne appare se non per lo aspetto ma per lo risguardamento. Quando addunque il uiso arà compreso alcuna cosa uisa et non sarà in quella alcuna intentione sottile, comprende la sua uera forma, se non certificherà quelle forme essere uere; et se non da poi arà auuta certa intentione et forte sopra ciascheduna parte della cosa uisa, arà certificato che nessuna intentione sottile è in essa, et allora certificherà che la forma la quale e’ comprende è uera forma; secondo adunque ogni dispositione e’ non certificherà el uiso la forma la quale è uera forma. Se adunque ogni dispositione non certificherà nel uiso la forma della cosa uisa per lo sguardare di tutti le intentioni le quali possono apparere, et per lo sguardare di tutte le intentioni. Et tutto ciò s’ è dichiarato diciamo della comprensione de’ uisibili sarà secondo due modi, comprensione partificiale o uuoi per intentioni o uuoi per guardare nel- page le profondità, perchè quando el uiso raguarda la cosa uisa comprende la intentione. Manifesta le qua sono in esse: et lo aspetto di poi sia oltra di quello arà guatato esso et considerato et compreso tutta la parte: comprenderà la forma non certificata che sia la forma uera, perchè cosi è la comprensione. Addunque da’ uisibili dal uiso saranno in due modi: la comprensione superficiale la quale il primo aspetto et la comprensione superficiale e'llo primo aspetto per la comprensione per lo risguardamento et la comprensione è comprensione non certificata, la comprensione per intuitione cioè è in comprensione per la quale s’ è certificato la forma de’ uisibili. Conciò sia cosa che questo sia dichiarato le distintioni delle linie radiali che le forme le quale dal uiso dall’ asse radiale et da questo el quale è preso dall’ asse sono più manifeste da maggior manifestatione et dalle forme le quali si comprendono dallo auanco della uerificatione o uuoi dell’ altre uerificatione. Quando adunque il uiso ad alcuna cosa uisa non fosse in fine di paruità cioè molte piccole et fosse d’ alcuna quantità e' llo ui fosse fisso nella oppositione d’ essa appresso all’ aspetto quello che‘ ssi oppone al mezo del uiso della cosa uisa, et fosse sopra all’ asse o apresso all’ asse, sarà più manifesto dell’ altre dell altra parte che ridusse di sopra ouero risiduo. Et di sopra è dichiarato che questa intentione non ap- page pare al senso quando la cosa uisa fosse di grande quantità. Quando addunque el uiso arà compreso tutta la cosa uisa trouerà che la forma della parte opposita al mezo d’ esso è più manifesta di tutte 1’ altri parti. Et quando arà uoluto certificare la forma della cosa uisa, si mouerà sicchè il mezo sia opposita a ciascheduna parte della cosa uisa per comprensione manifesta et certifica come e’ comprende la parte opposita al mezo d’ esso appresso all’ aspetto della cosa uisa. Quandunque il sitiente arà uoluto certificare come è comprende come ... e el uiso apresso si che e’ sia al mezo d’ esso opposito. Et per questo comprende la forma di ciascuna delle parti della cosa uisa. Molto manifestamente è la uirtù distintiua, distinguerà tutte le forme ueniente ad esso, distinguerà i colori della parte et la diuersità della ordinatione d’ essa. Et generalmente di tutta la cosa uisa composta di quella intentione. Et secondo adunque questo modo sarà la certificatione di tutte le intentioni della cosa uisa et non certifica la forma di ciascuna delle forme delle parti la cosa uisa, se non secondo el moto et con questo è nato il moto el uiso dello sguardamento et farà l’ asse radiale passare sopra tutte le cose radiali sopra a tutte le cose della cosa uisa. Et no ne apparirono se non per lo moto del uiso et per lo transito della asse o ueramente per lo sitiente radiale, le quali sono appresso a ciascheduna delle page cose radiali le quali sono, et non per tutta la cosa uisa certificata apresso al sitiente che è il corpo d’ essa fosse d’ alcuna quantità, se non per lo moto del uiso o per la oppositione di ciascuna delle parti della cosa uisa nel mezo del uiso. Et quando la cosa uisa fosse molto piccola et non fosse opposita al mezo del uiso, la intuitione d’ essa se non da poi che si mouerà il uiso per insino che‘ lla asse passi alla cosa uisa et peruenghi alla forma al mezo d’ essa cioè al mezo del uiso, non si compierà la intentione se non di poi si mouerà il uiso per insino che 1’ asse passi et peruenga alla forma cioè nel mezo della cosa uisa; et perchè lo sguardamento e’ 1 uiso comprende la forma uera forse sarà per esso o per distintione insieme e‘ lla comprensione. Addunque per la forma uera della cosa uisa et non si compierà se non per lo moto et non sarà se non per lo risguardamento, per lo quale certifica la forma della cosa uisa, non si compierà se non per lo moto del uiso quando il corpo fosse d’ alcuna quantità, non si compierà dallo sguardamento, se non per lo moto della asse radiale in tutti i diamitri della cosa uisa. Et per questa intentione non uuole dire colui el quale opinaua et imaginaua, che la uisione non fusse se non per lo moto dell’ asse radiale, et che nessuna cosa uisa si uederà tutta insieme, perchè esso intendeua dire la uisione tutta certificata la quale non può essere se non per intuitione page et per lo moto del uiso et per lo moto dell’ asse radiale sopra tutti li diametri della cosa uisa, per che modo el sitiente adunque certifica per intuitione et per moto et forma della cosa uisa et per che modo el uiso fosse opposito alla cosa uisa. Et apresso allo stremo dell’ asse sarà l’ estrema nella seconda dispositione più manifesta. La seconda dispositione più manifesta d’ essa nella prima dispositione è tutta la cosa uisa per comprensione comprenderà la parte la quale è apresso della asse, cioè è appresso allo stremo per terca comprensione et sarà più manifesta nelle prime due dispositioni. Et con questa ciascuna lo sitiente in questa dispositione ciascuna dall’ una dell’ altra parte o uero dell’ una delle parti, ciascuna per lo moto adunque del uiso sopra la parte della cosa uisa, acquista el sitiente due dispositioni, delle quali l’ una è frequentatione della comprensione di tutta la cosa uisa.

▼ Cap. 10-19